Vincenzo Di Michele: due libri sull’Italia e la seconda guerra mondiale
Vincenzo Di Michele è autore di due libri molto interessanti su alcune vicende riguardanti la storia dell'Italia durante la seconda guerra mondiale. Il primo dei due libri s'intitola "Io, prigioniero in Russia" tratto dal diario di suo padre Alfonso, alpino della Julia battaglione L’Aquila e prigioniero per 4 anni durante la seconda guerra mondiale.
Le memorie di Alfonso sono arricchite dall’autore del libro con alcune testimonianze e documenti che rendono "Io, prigioniero in Russia" un libro dolorosamente vero. L’accurata descrizione che Alfonso propone dei giorni della sua prigionia in Russia, è una testimonianza agghiacciante di quello che è accaduto in quegli anni, dove si sono avuti anche atti di cannibalismo. Il protagonista descrive eventi che lo hanno coinvolto quando era solo un ventenne, essendo nato nel 1922 a Intermesoli, frazione di Pietracamela.
Dopo il successo di "Io, prigioniero in Russia" Vincenzo Di Michele ha intrapreso un percorso di revisionismo storico con la pubblicazione del libro “Mussolini finto prigioniero al Gran Sasso", in cui ricostruisce i tratti salienti dei confusi giorni dell'Armistizio e della liberazione del Duce da parte dei tedeschi.
L'autore è venuto a conoscenza di nuovi fatti sui giorni di prigionia di Mussolini, grazie a testimonianze inedite di pastori abruzzesi e persone. Di Michele sostiene la tesi secondo la quale Benito Mussolini non fu affatto liberato dai Nazisti, ma semplicemente consegnato loro dai carcerieri italiani.
L’autore descrive la situazione confusa che fece seguito all’annuncio di Badoglio in cui dichiarava che la Guerra non era finita, ma continuava al fianco degli Alleati. Non ci furono ulteriori comunicazioni su come organizzare le nuove battaglie.
Mentre il Re e Badoglio fuggivano a Brindisi, Mussolini era tenuto prigioniero al Gran Sasso. Nei fatti, pochi giorni dopo l’annuncio dell’Armistizio, un corpo di spedizione formato da paracadutisti tedeschi liberò il Duce. Il fatto che gli italiani non spararono neanche un colpo per difendere il prigioniero è la base di partenza delle teorie revisionistiche secondo le quali Mussolini fu consegnato all’esercito di Hitler in seguito a un reciproco interesse.
Mussolini poteva essere portato in fuga sull'altro versante del Gran Sasso, verso Teramo. Questa strategia poteva essere attuata grazie alla presenza di tre personaggi - invitati dal tenente Alberto Faiola Comandante dei Carabinieri del corpo di guardia al Gran Sasso - i quali erano in grado di rendere possibile tale via di fuga. Di Michele descrive la fattibilità di questa via di fuga, fornendo anche la testimonianza del novantenne Nelio Pannuti – agente di guardia al Gran Sasso nel 1943 - che dopo avere letto l’esposizione dei fatti storici contenuta nel libro “Mussolini finto prigioniero al Gran Sasso” ha aggiunto ulteriori particolari, che confermano la tesi espressa da Vincenzo Di Michele nel suo libro.
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