lo sapevate che l’ animazione e’ una terapia contro la solitudine?
La solitudine si può considerare come quell' elemento carico di turbativa che affligge il nostro sistema sociale. Essere soli, spesso non significa il rifiutare vincoli sociali con le altre persone o il frequentare una ristretta parte di individui. Gli psicologi hanno evidenziato come possano coesistere varie solitudini : imposte, subite, cercate, perenni, occasionali, ossessive ; essere solo è quindi un effetto di molteplici cause. Si tratta comunque, di una condizione che rende la vita dell'individuo certamente molto più problematica e complessa, proprio perché si contrappone allo stare insieme. C’è poi da notare come, quasi nessuna delle attività umane trova ampia realizzazione nella solitudine. Questa situazione emotiva va quindi contrastata ed è compito dell'animatore aiutare le persone che spesso, pur stando alla presenza e in compagnia di altri, si sentono insidiati da questa fastidiosa malattia dell'anima che troppo di frequente colpisce gli uomini. L'animatore deve soddisfare il bisogno di aggregazione mettendo in contatto la gente, tutto ciò grazie alla sua notevole esperienza organizzativa e contando sulla sua professionalità e competenza. Un professionista dell'animazione basandosi sulle sue esperienze dirette o indirette deve saper individuare le esigenze, le richieste, più o meno esplicite, e dare all'utenza la possibilità di affrontare e risolvere questo problema. E' stato accertato che la solitudine, può generare ansia e depressione. Ognuno di noi ha paura della solitudine, intesa come stato di disagio, si può essere soli anche tra centinaia di persone ed è compito degli animatori fare in modo che tutto questo non accada. Possono soffrirne sia i giovani, i ragazzi, che con maggiore frequenza, gli adulti ed in particolare gli anziani e i soggetti a rischio. I molteplici rapporti tra solitudine e deviazioni dalla normalità psicofisica sono complessi, specie in geriatria. Gli studiosi hanno appurato che la solitudine è a volte l'espressione di uno stato psicopatologico di una forma depressiva o, al contrario, può essere causa di esso. La solitudine, in altre parole, si può considerare come il fattore determinante di una malattia dell'organismo vera e propria , oppure come uno stato di disagio psicofisico che si può protrarre nel tempo ed è mal sopportato. E' molto difficile e complesso "curare" la solitudine, occorre, infatti che l'animatore cerchi di entrare in sincera amicizia con l'utente, stimolandolo al dialogo, cercando di risalire alle cause e quindi agire in modo corretto a seconda dei casi. Vi sono persone che si "abituano" o “scelgono” di stare sole, come se tale tipo di esistenza le temprasse, le stimolasse a vivere più attivamente il proprio tempo. Esistono poi altri individui che anche se non sono "materialmente" soli avvertono però nel profondo dell'anima la solitudine e non riescono a liberarsene. Tutti loro hanno bisogno di assistenza medica ma, anche e soprattutto in determinati casi, di sentirsi a loro agio, tra amici sinceri e comprensivi. Persone quindi qualificate, organizzate, addestrate a dare aiuto e collaborazione attiva a tutti coloro che comunque si sentono isolati. Tali professionisti possono e devono essere anche gli animatori. Combattere efficacemente la solitudine, coinvolgere le diverse tipologie di utenza ( i timidi, gli introversi, gli emarginati ecc.) non è cosa facile, occorre un ottimo livello di preparazione per raggiungere con successo questo traguardo. Ciò lo si ottiene mediante la corretta applicazione di teorie e tecniche, apprese in precedenza ed alle quali si va ad aggiungere un altro elemento importante, ovvero il rapporto dal punto di vista umano, di stima ed amicizia sincera che spesso si instaura tra animatore ed utente. Non si tratta di voler intervenire sulla personalità psichica dell' individuo, ciò non compete all' animatore ma rientra nel campo della scienza medica. Un professionista dell' animazione deve invece saper riattivare quel meccanismo innato nella natura umana, che spinge l' uomo ad avere rapporti con il prossimo. Capita a volte, che una persona si " blocchi " spesso per futili motivazioni che però la condizionano a tal punto, che evita il contatto con i suoi simili. Spetta quindi ad un amico speciale, spronare, incitare l' utente, spingerlo a superare le invisibili barriere della timidezza, dell’apatia, coinvolgerlo in attività socializzanti risvegliando in lui, il piacere di stare tra la gente, di vivere nuove esperienze. Questo difficile compito lo si assolve mediante la corretta esecuzione di vari stadi di intervento, così esposti :
A - La solitudine si sconfigge usando uno stimolo corretto :
L' animatore deve per prima cosa, instaurare un vero rapporto personale con l'utente, tale da esortarlo a superare spontaneamente e per propria scelta, convinzione, anche probabili ed eventuali titubanze. Questo sistema spingerà l' individuo in questione, verso una disponibilità aperta, orientata prima verso sé stesso e poi gli altri.
B - Lo stimolo iniziale va sostenuto dal "rafforzamento":
Ciò sta a significare che, una volta coinvolto l' utente, l'animatore dovrà rafforzare questa situazione, in tal modo diminuisce il rischio che la persona ricada nella solitudine.Tale sostegno lo si ottiene attraverso la gratificazione.
C - Il rafforzamento conduce alla socializzazione :
Se i primi due stadi saranno svolti con competenza l' utente, prima restio e solitario, ha acquistato sicurezza, fiducia in sé stesso, ed è quindi orientato alla partecipazione attiva.
( a cura dello staff di Animandia, tratto da Analisi generale dell’animazione Edizioni Effegi)AVVISO. Per quanti volessero lavorare nel settore dell’animazione turistica segnaliamo Animandia http://www.Animandia.it
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