Undergroove meet Owl. - Quando cambiare è rincontrare se stessi.
Potrei dire che i cambiamenti fanno parte dell'umanità, che cambiare molte volte è dire ritrovarsi, e potrei dirlo per raccontare di chi, proprio con il passaggio da un mondo ad un'altro, ha saputo tornare indietro, all'inizio, senza dover per forza trovare un compromesso, ma per il gusto e la nostalgia delle cose che si hanno dentro e che in fondo si è sempre portato avanti e vissuto. Questo riassume un pò il viaggio di Christian Villani aka "Owl.", classe 1989, produttore e deejay.
D: Ciao e Benvenuto, ti chiamo Owl o Christian?.
R: Ciao, grazie a voi dell'ospitalità. Ma vai, tranquillo, come vuoi. Se mi chiami Cris mi sento più a casa. (ride ndr)
D: Abbiamo parlato nell'intro di cambiamento, cosa divide il vecchio dal nuovo, e puoi raccontarci come è avvenuto il tuo?
R: Vado per ordine, sennò mi perdo (ride ndr), nel mio caso il vecchio dal nuovo lo divide la musica, nel senso del genere musicale, soltanto quello, se non il nome che sarebbe potuto rimanere lo stesso (Cris LeRoy) ma che ho deciso di cambiare per un fatto mio di ordine mentale, per quanto riguarda me, a dire il vero, il mio non è un vero e proprio cambiamento, nel senso che sono semplicemente tornato a fare quello che facevo agli inizi e che avevo accantonato per dedicarmi ad altro. Non sono uno che sta molto fermo sulle proprie visiuali.
D: C'è stato un ritorno alle origini, diciamo così.
R: In pratica si, per quanto si voglia classificare in altro modo, il primo disco che uscì era prettamente techno, con qualche pezzo deep. Era a tutti gli effetti collocabile nel mondo Underground, tanto che, se non sbaglio, un pezzo come "Just Love" è stata suonata da Steve Ward in più di un occasione.
D: Dal movimento Underground non si esce quindi, è un pò come un'etichetta.
R: Bisogna vedere cosa si intende per "Underground" perchè molti pensano di starci dentro ma poi sono palesemente fuori, ma comunque si, piu o meno, anche se nel mio caso è un pò piu complicato, nel senso, per me è stata un pò come Eva Hengher col porno no? (ride ndr) Che è un paragone forte, ma ci sta. Ho cominciato facendo techno, poi mi è presa la curiosità di provare cose nuove, suoni nuovi, e ho cominciato a fare un pò di trance, un pò di progressive, e quando ti spingi su queste cose tendi ad essere un pò escluso dalla definizione di "artista underground". Oggi, a differenza di Eva Hengher (ride ndr) ho solo ripreso quello che avevo messo da parte, ho sposato questo genere di nuovo, perchè alla fine è quello che mi è sempre piaciuto fare, anche se tanto volte non lo ammettevo. Ma sono sincero, non sto molto dietro al fatto di essere definito in un modo o in un altro, io faccio quello che sento e che mi piace fare, poi se gli altri ci stanno, benvenga, e non è egoismo, è solo che se seguissi gli altri tutte le volte sarei obbligato a fare, e non mi piacerebbe più farlo, tutto lì.
D: E il primo bacio di questo nuovo matrimonio è stato "Beginn der reise", uscito su etichetta tedesca.
R: Si, è uscito su Musicside, un'etichetta tedesca messa in piedi completaente da ragazzi della mia età a cui devo molti grazie in quanto oltre ad essere persone ottime sono dei veri conoscitori di musica che mi hanno accolto con un entusiasmo che mi ha sorpreso. "Il primo bacio" mi piace come definizione, perchè in effetti è stato un pò così che ho inteso questo disco, la traduzione del titolo significa "L'inizio del viaggio", quindi ci sta parecchio.
D: "Beginn der reise" che tradotto significa "L'inizio del viaggio", qual'è stata la spinta principale per intraprenderlo e cosa ti aspetti da questo viaggio?
R: E' brutto dirlo, ma non mi aspetto nulla. Nel senso che mi sono promesso di fare quello che mi piace e di fermarmi su questo treno il più a lungo possibile, fino a che si ferma, poi quel che viene, se viene, lo vedremo. La spinta è nata dai ragazzi della mia Crew (ERESIE), che per me sono come fratelli, e mi hanno fatto una testa tanta per convincermi a tornare sui miei passi, Mariano e Francesco su tutti, che alla fine ci sono riuscti e che devo ringraziare perchè magari oggi senza i loro lavaggi del cervello non avrei fatto quello che mi piace, e in piccola parte anche dalla donna con cui divido la mia vita.
D: Usciamo un pò dal discorso "cambiamento" e spostiamoci un pò di più su di te come artista. I dischi a cui non rinunceresti mai?
R: Belle, mi piacciono ste domande (ride ndr). Ce ne sono un pò ai quali sono affezionato, un disco abbastanza recente da cui non mi separo mai è "Around" di Noir & Haze, ma ce ne sono un bel pò, tipo "Fameless" di Sidney Charles, oppure "Venusville", di Emix & D Lewis, un evergreen che ha scritto la mia adolescenza.
D: Dischi di generi differenti, per confermare che non sei uno che ha molti schemi, che rapporto hai con gli altri generi musicali, quelli che si avvicinano meno ai tuoi lavori?
R: Si, dischi diversi, ma vicini. Intendi cosa ascolto quando sono in macchina o cose del genere no? Questa me l'hai fatta complicata eh! (ride ndr) Diciamo che ascolto anche molto altro oltre a quello che faccio o che si avvicina a quello che faccio, ho sempre ascoltato gruppi come Daft Punk, o artisti tipo Cassius, Fred Falke, Archigram, ultimamente invece ascolto parecchie cover pop o r&b. In generale comunque sono un pò come le vecchiette al fresco, ascolto un pò di tutto.
D: Cosa pensi riguardo alla figura del Deejay intesa come lavoro.
R: Niente. No, non lo sò, per me non è un lavoro, ancora.
D: Tornando velocissimamente al discorso iniziale, il cambiamento lo hai fatto anche nella vita trasferendoti a vivere in Germania, Mi viene spontaneo chiederti: com'è vivere lì sotto il lato artistico e personale?
R: Si, vivo in germania da qualche mese, ma la motivazione del venire qui non era quella di fare il deejay, mi sono trasferito perchè sapevo della civiltà che esiste qui, e dei mille pregi che ha questo paese rispetto al nostro. Qui si sta bene, anche se sono sincero, l'italia mi manca. Sotto il lato artistico è palese che qui hai più motivo di intraprendere una strada simile, ci sono piu inizi, e sopratutto quello che ho potuto notare io e di cui ci sarebbe molto bisogno in molti altri paesi tipo il nostro è che qui diventare un artista non è una questione di soldi. Secondo me è un buon punto di partenza venire a vivere qui.
D: Infine, prima di salutarci, quali sono i tuoi progetti futuri tra serate e discografia?
R: Ho un nuovo progetto in uscita a Gennaio su una nuova Label italiana, un singolo, ma non posso dire nulla perchè non c'è niente di sicuro ancora, ma all'80% si farà. Per il resto credo che a livello discografico, il prossimo sarà un anno in cui ci sarà da sgobbare un pochino, quindi incrociamo le dita.
D: Ciao Cris, e grazie del tempo passato con noi.
R: Ma scherzi? Grazie a voi. Un abbraccio e a presto.
Da qui in poi sono partite una serie di chiacchiere che non hanno fatto altro che confermare quello che abbiamo notato durante l'intervista, e una volta cliccato sulla cornetta rossa di skype per interrompere la comunicazione, siamo stati invasi da quella sensazione che non si ha quasi mai quando parli con qualcuno che reputi piu competente di te in determinati ambiti, siamo stati invasi dalla sensazione di aver semplicemente fatto due chiacchiere con un'amico che conosci da vent'anni (Anche se non l'avevamo mai visto prima), e che resteresti a sentire per ore, fino a che non guardi l'orologio e ti accorgi che è tardi.
Il primo pensiero che ci viene dopo questa sensazione è uno: questo ragazzo non è famoso e ama quello che fà, facendolo bene, forse quasi all'altezza di molti altri nomi più blasonati. (Ce lo conferma anche piu tardi, con una semplicità disarmante, quando a "Telecamere" spente, nel pieno del discorso, gli chiediamo come si definirebbe se si guardasse da fuori: "Non te lo sò dire, non mi ci guardo spesso perchè c'ho paura, forse direi che sono semplicemente uno di quelli che fa quello che gli piace, anche se è faticoso".)
E magari è anche vero che non sarà uno dei nomi più conosciuti sulla scena, ma noi oggi abbiamo scoperto un ragazzo che ci sa fare davvero, che sà di cosa parla, e che nonostante questo, storce il naso quando lo chiami "Artista", e che allo stesso tempo è uno di quelle persone che non dovresti chiamare diversamente.
a cura di
Saverio Lo prete & Marco D'auria
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