Felice Beato: Foto dal Giappone Meiji
PRESENTAZIONE A CURA DI ANNARITA CURCIO
VENERDI’ 19 DICEMBRE 2008, ORE 18.30
presso VersOriente, Vicolo Cellini 17 Roma
Nel 1853, dopo ripetute spedizioni allo scopo di costringere il governo giapponese ad aprire i propri porti per instaurare rapporti commerciali, il governo americano riesce finalmente nel suo intento. Una grossa squadra navale agli ordini del commodoro Matthew C. Perry entra in quella che oggi è la baia di Tokyo. Dopo più di due secoli di isolamento imposto artificialmente, il Giappone si apre all’Occidente. Il periodo, comunemente conosciuto come Restaurazione Meiji, vede un rapido sviluppo del paese ed un ammodernamento di marca dichiaratamente occidentale. Nel giro di pochi anni, il Giappone abbandona un plurisecolare sistema feudale per creare istituzioni politiche moderne, un nuovo ordine sociale e un nuovo sistema economico. L’afflusso di mercanti stranieri e la nascente industria del turismo generano possibilità di scambio fino ad allora del tutto inedite. È in questo quadro storico che si inserisce il nome di uno dei primi fotografi stranieri che lavorano in Giappone, Felice Beato. Probabilmente di origine veneziana ma naturalizzato inglese, Felice Beato, dopo aver documentato con eccezionale abilità retorica la guerra di Crimea, e la spedizione militare anglo-francese in Cina nella seconda guerra dell’oppio, giunge a Yokohama nel 1863 dove sarà titolare di un atelier fino al 1877. Qui pubblica nel 1868 due tomi dal titolo: Photographic Views of Japan with Historical and Descriptive Notes. La prima parte, Views of Japan, presenta immagini di paesaggi, villaggi e città. La seconda riunisce i Native Types: una prolifica galleria di ritratti che ritrae tutti gli strati sociali della società giapponese secondo i modelli iconografici europei. Gli album, sorta di guide di viaggio ante litteram, presentano testi di accompagnamento e offrono all’osservatore di oggi indicazioni circa il modo in cui gli stranieri vedevano il Giappone di allora e la maniera di presentarlo all’Occidente. Nell’insieme le immagini costituiscono, quindi, per l’osservatore contemporaneo un’eccezionale fonte di documentazione ma indicano anche l’appartenenza di Beato alla tradizione europea dei fotografi di orientamento etnologico.
Annarita Curcio è laureata in discipline delle arti, musica e spettacolo, (Università di Roma Tre) e ha un Master of Arts in Critica Fotografica (University of Durham, Inghilterra). Ha tenuto corsi teorico-pratici per varie scuole fotografiche. Attualmente collabora con Officine Fotografiche (Roma). Ha pubblicato saggi e interviste per vari siti e riviste. Recentemente è uscito un suo saggio dal titolo: ’Sadako e il fungo atomico: due icone dell’olocausto di Hiroshima a confronto’, sul trimestrale Quaderni Asiatici, pubblicazione ufficiale del Centro di Cultura Italia Asia di Milano.
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