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Bancarotta fraudolenta solo se si riesce a provare il dolo

L’imprenditore dell’impresa, poi fallita, che tiene le scritture contabili in modo irregolare non può essere condannato per bancarotta fraudolenta documentale a meno che non venga provato il dolo e cioè la volontà di impedire la ricostruzione del volume d’affari. La Cassazione con sentenza 25093 del 22/6/2012 ha annullato con rinvio la condanna pronunciata dalla Corte d’appello di Catania a carico di un’imprenditrice. La contabilità della piccola impresa era stata tenuta in modo irregolare. Dopo il fallimento erano scattate le accuse per bancarotta documentale. Il tribunale e la Corte d’appello di Catania avevano confermato la responsabilità penale della donna. Contro la doppia decisione conforme di merito lei ha presentato ricorso in Cassazione ottenendo un annullamento con rinvio della condanna. Per gli Ermellini, senza prova sul dolo e cioè sulla volontà di impedire la ricostruzione dell’intera contabilità l’imprenditore non può essere condannato. Sul punto il Collegio ha messo nero su bianco che . I giudici siciliani avrebbero dovuto motivare circa il dolo della manager e cioè .

A cura del prof. Giuseppe Catapano

Comunicato di Avatar di gente attivagente attiva | Pubblicato Mercoledì, 15-Mag-2013 | Categoria: Lavoro
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