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L’intervista a stefano del rosso

Reduce dalla  partecipazione al Sanremo DOC 2018, che lo ha visto ritirare il PREMIO CANTAUTORE, per il Premio Lucio Dalla, Stefano Del Rosso è ora in rotazione radiofonica con il suo nuovo singolo “TEMPI MODERNI”, un brano che nel pieno rispetto del titolo, si dimostra attuale e al passo con i tempi…un brano che racconta proprio il nostro di tempo…disperso tra la frenesia quotidiana e la connessione ad una rete che anziché unire le persone, sembra scollegarle perfino da loro stesse. Ma facciamoci raccontare direttamente dall’artista, com’è nata la canzone…

 Ciao Stefano…”TEMPI MODERNI” è un brano che a partire dal titolo rende omaggio al cinema d’autore.. e questa può dirsi a tutti gli effetti una canzone d’autore, dove è indubbio il richiamo di Francesco De Gregori anche nella sonorità stessa…

Ciao Sonia. Il titolo del brano prende spunto dal film Tempi Moderni di Charlie Chaplin, in quest’epoca l’uomo è asservito a un diverso tipo di “macchina” rispetto al film, ma il concetto è lo stesso. Ora è tutto più fumoso e complesso e spesso nemmeno ci accorgiamo di quanto siamo tirati dai fili della “modernità”. Il richiamo a De Gregori da parte mia non è voluto, io amo la musica Folk americana e siccome De Gregori è forse l’unico “famoso” in Italia ad avere queste sonorità diventa facile per chi ascolta fare questo collegamento. 

Dopo il precedente singolo “Quaggiù”, anche per questo ti sei avvalso della collaborazione del regista Francesco Rossi per quanto riguarda la realizzazione del videoclip….C’è quindi qualcosa che lega i due brani i quali appaiono entrambi una fotografia della modernità?

Sono due brani diversi, composti in momenti diversi che però hanno dei punti in comune. “Quaggiù” è attuale perché tratta un argomento che è sempre attuale, cioè quel lato della natura dell’uomo che lo porta a prendere per vero il suo punto di vista, trovando difficoltà ad avere una visione d’insieme delle cose. “Tempi moderni” è più una descrizione del momento che stiamo vivendo, anche se ho il sospetto che cambieranno i mezzi ma il nucleo delle cose difficilmente cambierà.

Si può ben dire che tempi moderni oltre ad un’invettiva contro la società, sia in tutto e per tutto un brano dal tema sociale, che nell’inquadrare le ipocrisie dei nostri comportamenti e le contraddizioni, relativi a questo preciso momento storico, non si esime dal trattare i sempre attuali problemi come il mancato lavoro e la disonestà…“Siamo nei tempi moderni l’onesta resta fuori dal gioco, la vita è un mercato, il lavoro un miraggio…”

Beh si, è sicuramente un tema sociale. L’onestà, ora come or,a viene spesso vista come una cosa poco furba. Tutto viene fatto in relazione col profitto, dove anche noi siamo diventati la merce, spesso il messaggio è: vali quanto guadagni. Lessi, tempo fa, un libro- intervista dove Trump faceva capire esattamente questa cosa,  questo concetto personalmente lo trovo disumano. Oppure per andare su cose pratiche pensiamo a quanto certe cooperative guadagnano sui profughi, oppure alle guerre dove per interessi economici si bombardano popolazioni innocenti…,” la vita è un mercato” non c’è dubbio,  e purtroppo per quanto si parli di diritti, forse lo è sempre stata. Per quanto riguarda il lavoro non siamo sicuramente in una bella situazione, almeno in Italia. C’è un altissimo tasso di disoccupazione, e moltissime persone si ritrovano a fare un lavoro che non è quello per il quale hanno magari studiato una vita.  

Focalizzandoci ancora sul testo, soprattutto nella prima strofa, s’intuisce come il nostro “sfruttare a pieno titolo, le moderne tecnologie che la modernità ci offre ( le chat, i selfie, i post…) non sia altro che l’illusione di essere i dominatori dell’era digitale, quando è lei, in realtà a dominarci, e non a caso tu canti “Siamo nei tempi moderni, consumati dalla modernità….”

 Il consumismo ci sta consumando. È l’era del consumo, una filosofia di vita che si espande a macchia d’olio anche nei rapporti sociali che uno ne sia consapevole o meno. C’e una forte competitività in ogni ambito, dove se non hai un certo numero di “like” su quello che pubblichi sui social non sei nessuno, dove devi avere i vestiti di una certa marca, dove devi essere a tutti i costi “qualcuno”. Parlando in linea generale è un modo di affrontare la vita dove cercando di arrivare a essere “qualcuno” dimentichi te stesso.  Esistono per esempio modelli come gli influencer che non aiutano di sicuro a dare un esempio sano. Uno vede questi tizi che (almeno in apparenza) senza alcuno sforzo sono ricchi sfondati, e guadagnano grazie all’adulazione della gente. Vedo che queste figure stanno creando nei giovani (e non solo) un forte desiderio di emulazione che spesso sfocia in una grande frustrazione, perché quello stile di vita ovviamente non è per tutti. 

Descrivi l’emozione di essere a pochi passi dal Gran Teatro Ariston,  proprio nella settimana del festival musicale  più importante e più famoso in Italia, quando hai ricevuto il Premio Cantautore per il Premio Lucio Dalla…

Sono stato molto grato per il premio ricevuto da parte degli organizzatori del Premio Lucio Dalla. In quel periodo a Sanremo c’è un grandissima festa della musica dove il Festival è solo la punta dell’Iceberg. Tantissimi ragazzi e gruppi che vogliono far conoscere la loro musica sui vari palchi ed eventi che si svolgono in quei giorni. Per me il vero Festival di Sanremo è quello.

Sonia Bellin

Comunicato di Avatar di 4Wa74Wa7 | Pubblicato Sabato, 28-Apr-2018 | Categoria: Musica
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