Catapano Giuseppe: Banche Europee
L’unione bancaria prende forma nel giugno 2012 come uno dei quattro pilastri attorno ai quali avrebbe dovuto articolarsi una riforma organica della governance dell’Unione economica e monetaria.
È concepita fin dall’inizio come una condizione essenziale per: assicurare la stabilità finanziaria dell’Eurozona e più in generale dell’Unione europea; superare una frammentazione dei mercati finanziari lungo linee nazionali che aveva creato seri problemi di funzionamento del mercato interno; garantire regole del gioco condivise per le banche europee, il così detto level playing field; interrompere il circolo vizioso tra rischi delle banche e rischio sovrano; ed infine consentire condizioni più eque di accesso al credito per imprese e famiglie e quindi una prospettiva di ripresa e crescita in tutta l’Unione.
Il progetto si articola su quattro misure: un sistema centralizzato a livello europeo di vigilanza della banche; un’armonizzazione dei regimi nazionali di risoluzione; un meccanismo unico di risoluzione e un regime armonizzato delle garanzie sui depositi. Del progetto fa parte integrante anche la possibilità per l’European stability mechanism, il meccanismo di stabilità europeo, di intervenire direttamente con misure di sostegno e ricapitalizzazione di banche.
Dei quattro elementi su cui avrebbe dovuto articolarsi la riforma dell’Unione economica e monetaria, l’unione bancaria è l’unico che ha finora fatto registrare progressi significativi e l’adozione di concrete misure di attuazione. Sia l’idea di un’unione fiscale o di bilancio, sia quella di una effettiva unione economica hanno finora segnato il passo. Né tantomeno si sono fatti progressi sul tema della legittimazione democratica.
Il Sistema unico di vigilanza è la prima delle misure adottate nel dicembre 2102 e destinata a diventare operativa nei primi mesi del 2014. Si tratta di un sistema di vigilanza unico comprensivo di tutte le banche dei paesi aderenti, euro e non euro. La Banca centrale europea (Bce) sarà responsabile del funzionamento del meccanismo di vigilanza ed avrà il compito di esercitare la vigilanza diretta sulle istituzioni creditizie ritenute maggiormente significative.
Le autorità nazionali continueranno ad esercitare la vigilanza per le banche considerate meno significative, nell’ambito tuttavia di un sistema di guida e monitoraggio da parte della Bce. Varie misure sono state previste al fine di garantire una effettiva separazione fra gestione della politica monetaria e controllo sulle banche da parte della Bce ivi compresa l’istituzione di un separato consiglio di sorveglianza, il supervisory board.
I paesi non euro potranno aderire al meccanismo unico di vigilanza, beneficiando di condizioni di assoluta parità di trattamento con i paesi dell’area per ciò che concerne la governance del Sistema unico di vigilanza.
La direttiva sulla risoluzione delle banche, la Bank recovery and resolution, oggetto di un accordo in sede di consiglio Ecofin del giugno scorso, ha definito un sistema di armonizzazione minima a livello europeo delle regole per la gestione delle crisi di banche.
La direttiva si caratterizza per l’introduzione di strumenti comuni di risoluzione in tutti i paesi membri al fine di assicurare il contributo del settore finanziario privato al costo delle crisi, nonché di meccanismi di cooperazione per la gestione degli scompensi di gruppi transfrontalieri. L’aspetto qualificante di questa innovativa regolamentazione è costituito dall’avere assunto, sulla base dell’esperienza del salvataggio di Cipro, il così detto bail-in, come lo strumento principale per intervenire a sostegno di una banca in difficoltà.
È previsto quindi che le perdite gravino in primis sugli azionisti e sui creditori della banca stessa. Viene definito l’ambito di applicazione di questo strumento (ovvero a quali categorie di creditori applicarlo e secondo quale ordine) e il grado di armonizzazione a livello europeo (ovvero il grado di discrezionalità esercitabile dalle singole autorità di risoluzione nazionali).
Il 10 luglio, la Commissione ha presentato la sua proposta per la creazione di un meccanismo di risoluzione unico. Questa parte da due presupposti pienamente condivisibili. Dopo aver accentrato i poteri di vigilanza per i paesi che faranno parte del sistema unico di sorveglianza, occorre realizzare un accentramento anche dei poteri di risoluzione delle banche. In aggiunta, in un mercato integrato, un meccanismo decisionale unico di tipo sovranazionale è lo strumento più idoneo per minimizzare le perdite conseguenti a una crisi bancaria.
Gli elementi caratterizzanti, quindi controversi, della proposta della Commissione sono la creazione di un board dove saranno rappresentate le autorità nazionali di risoluzione, ma anche la previsione di un ruolo centrale per la Commissione cui spetterà di decidere se e quando avviare la risoluzione di una banca.
Altro aspetto rilevante è la proposta che la creazione di un fondo comune di risoluzione finanziato dalle banche e in grado di disporre di risorse tali da rendere meno probabile l’intervento.
A cura del Prof. Giuseppe Catapano
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